Autore: Giovanni Rizzi
Sono tre le linee guida per le moderne traduzioni scientifiche della Bibbia nelle chiese occidentali: una sempre migliore aderenza ai testi biblici originari in edizioni critiche adeguate; l’aggiornamento delle lingue della traduzione in rapporto alle sue evoluzioni epocali; il progresso delle conoscenze linguistiche, filologiche, culturali, archeologiche e storiche del mondo biblico. Nelle edizioni più di carattere pastorale sono presenti in misura diversa le stesse linee guida, o talvolta compare qualche altro criterio specifico. Permane la caratteristica nella traduzione della Bibbia di riflettere la fede, la preghiera, l’esegesi, l’interpretazione e il canone dei testi sacri. Si assiste a un’evoluzione rapida delle traduzioni moderne; in vari casi, la traduzione, per quanto curata, non è sentita come sufficiente per un’adeguata comprensione del testo biblico, così che si ritiene necessario corredarla di ampie introduzioni e di copiose note.
Possiamo caratterizzare la storia delle edizioni della Bibbia in Italia in cinque fasi principali: la crisi «modernista»; dalla Divino Afflante Spiritu (1943) al Concilio Ecumenico Vaticano II; la fioritura postconciliare; le edizioni della Bibbia curate dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI).
La crisi «modernista». Non erano mancati eminenti studiosi italiani, che avevano curato importanti edizioni critiche relative alla LXX (A. Mai, 1857; C. Vercellone e G. Cozza, 1868-1881), alla Siroesaplare (A.M. Ceriani, 1874), o imponenti lavori fondamentali in vista di un’edizione critica della Vulgata (C. Vercellone, 1860-1864), ma la chiesa cattolica italiana, nonostante vari tentativi di traduzione di qualche libro biblico dalle lingue originali, aveva camminato nel solco delle indicazioni tridentine, attenendosi alla traduzione dalla Vulgata e alle spiegazioni esegetiche ed ermeneutiche del magistero, corredate dalle tradizioni patristiche. Ciò aveva contribuito a creare un significativo e doloroso ritardo rispetto ad altre aree della chiesa cattolica di lingua francese, inglese e tedesca per l’esegesi biblica, le scienze orientalistiche e la traduzione stessa della Bibbia nelle lingue moderne.
L’affermarsi a livello divulgativo del genere della «Storia sacra», epitome di episodi biblici selezionati e parafrasati, corredati da didascalie e illustrazioni, sanciva nell’area cattolica italiana un profondo distacco tra gli studiosi, più aperti alle istanze delle moderne scienze bibliche orientalistiche, e la gente comune, con un progressivo allontanarsi di persone più colte o con esigenze culturali più vivaci dalla vita stessa della chiesa. Nel 1902 sorgeva in Vaticano la Pia Società S. Girolamo per diffondere a prezzi minimi e in milioni di copie i Vangeli, inizialmente tradotti in italiano da G. Clementi, annotati da G. Genocchi e presentati da G. Semeria, che guardò anche ai nuovi orientamenti dell’esegesi moderna; tra i collaboratori e promotori dell’impresa c’era Mons. Giacomo Della Chiesa, divenuto poi Benedetto XV.
Gli interventi della Pontificia Commissione Biblica (PCB) erano prevalentemente di condanna di posizioni ritenute errate (1905-1933) nelle ipotesi-quadro o nelle affermazioni degli studiosi «modernisti», avvertite come pericolose per la fede e la comunità cristiana. Le contromisure magisteriali di Pio X (decreto Lamentabili 1907; enciclica Pascendi 1907) riguardarono soprattutto l’esegesi, l’ermeneutica e le teologie proposte dall’avanzamento degli studi biblici e orientalistici, fino a coinvolgere non solo le ricostruzioni storiche del mondo biblico ma anche la teologia sistematica e la morale cattolica. Due erano le questioni centrali: la priorità della ricerca storico-critica o dell’impianto teoretico-filosofico nei nuovi sviluppi delle scienze bibliche e orientalistiche; la portata e limiti dei nuovi metodi di analisi. La tesi di Pio X era che l’ideologia teoretico-filosofica avesse influenzato lo studio dei testi biblici; i biblisti dell’epoca erano convinti del contrario e che eventualmente ci fossero stati degli eccessi; la vera questione era epistemologica, sulla portata e sui limiti dei metodi elaborati.
Perplessità verso le moderne scienze bibliche e orientalistiche e diffidenza verso il magistero ecclesiale stesso dopo le condanne «antimoderniste» (inizio del sec. XX) contribuirono a incrementare il distacco della gente comune dalla Bibbia, ma anche nel clero e nei religiosi, che non avevano ordinariamente un libero accesso alla lettura integrale della Bibbia stessa. Sospetti e condanne verso le «Società bibliche», cresciute nelle chiese riformate e destinate alla divulgazione della Bibbia anche nelle missioni, furono superati solo con il Concilio Vaticano II, dopo il quale si intensificarono invece le collaborazioni.
Studiosi cattolici come L. Tondelli, P. Vannutelli, G. Ricciotti e altri possedevano le conoscenze necessarie per portare un contributo agli studi biblici e a una traduzione dell’intera Bibbia in italiano dalle lingue originarie, ma fu necessario l’impulso di altre scuole presenti o conosciute in Italia per poter affrontare la reazione anti-modernista. Limiti e portata dei nuovi metodi storico-critici e letterari nello studio della Bibbia furono il centro della controversia tra la scuola francese, guidata J.-M. Lagrange, fondatore dell’École Biblique di Gerusalemme (1890), la scuola del Pontificio Istituto Biblico (1909, voluto da Pio X), rappresentata da A. Vaccari, e la scuola di Milano. Non fu facile raggiungere un’intesa sulle questioni aperte, a fronte degli interventi del magistero pontificio, variamente intesi, e di quelli della PCB.
Alcuni studiosi italiani si mossero all’interno di queste coordinate, cercando un “compromesso all’italiana”, tra istanze pastorali di aggiornamento ormai inderogabili, limitazioni permanenti da parte dell’autorità ecclesiastica e necessità di svecchiamento degli stereotipi tradizionali alla luce delle nuove acquisizioni scientifiche e culturali: La Sacra Bibbia (Firenze 1929), voluta da G. Rossi, superiore generale della Compagnia di S. Paolo, e curata da G. Castoldi con un qualificato gruppo di collaboratori si collocava ancora in una fase calda della polemica tra «modernisti» e «anti-modernisti».
Dalla Divino Afflante Spiritu (1943) al Concilio Ecumenico Vaticano II. Perché in Italia si sbloccasse la situazione fu decisivo l’impulso magisteriale di Pio XII con l’enciclica Divino Afflante Spiritu (1943), che promuoveva anche le traduzioni bibliche dai testi originali, aprendo la porta ai metodi moderni di indagine storico-critica. Finita la seconda guerra mondiale, A. Vaccari guidava un nutrito gruppo di biblisti nella prima traduzione scientifica dalle lingue originali dei testi biblici in italiano (Firenze 1957-1958, 10 voll., ridotti poi a 1 vol.), realizzando finalmente un desiderio di Pio X (lettera del 29/9/1913 al superiore generale dei Gesuiti). L’attenzione andava anche per nuove traduzioni, fedeli ai testi originali ma accessibili alla gente comune e conformi all’interpretazione della chiesa cattolica, come quella voluta da G. Alberione (Roma 1958), o più accurate come quella di F. Nardoni (Firenze 1960), con brevi note al testo.
Nel 1960 usciva la prima e unica versione italiana a tutt’oggi completa dell’Antico Testamento dal testo greco della Septuaginta, ad opera di Aristide Brunello: La Bibbia secondo la versione dei Settanta; il traduttore affermava di essersi basato sull’edizione allora critica del testo greco di A. Rahlfs (1935; quinta edizione nel 1952), così come essa si presentava, e annotava dove il testo si allontanava dalla Vulgata latina, o dove la Vulgata o il testo greco omettevano qualche versetto. Lo scopo principale era valorizzare l’autorità della Bibbia Greca dei Settanta che aveva costituito un tempo la Bibbia ufficiale della Chiesa anche Latina e che godeva nella Chiesa e nella Liturgia Bizantina. G. Perniciano, vescovo ausiliare di Piana degli Albanesi, evidenziava nella prefazione all’opera in due volumi, che la traduzione italiana della Septuaginta era destinata principalmente all’Eparchia di Piana degli Albanesi e all’Associazione Cattolica Italiana per l’Oriente Cristiano. L’antica versione greca della Septuaginta per l’AT è ancora oggi il testo della Liturgia Bizantina. Si può così ritenere che la versione di A. Brunello abbia un’autorevolezza “scritturistica”, in quanto testo accolto e pregato da una viva comunità cristiana di lingua italiana.
Il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962 – 1965), con la costituzione dogmatica Dei Verbum, promuoveva il rinnovamento biblico nella teologia come nella vita della chiesa cattolica, accogliendo e discernendo le varie istanze emergenti: l’incoraggiamento all’uso dei moderni metodi di analisi dei testi biblici, la sottolineatura sul loro senso storico-letterale e l’attenzione ai generi letterari dovevano portare a evidenziare la sinergia tra l’ispirazione del testo sacro e l’attività degli antichi agiografi nel loro contesto culturale; ma l’interpretazione della Bibbia nelle sue singole parti doveva avere ben chiara l’unità teologica dell’AT e del NT nella centralità del mistero di Gesù Cristo. Nell’accuratezza delle traduzioni dai testi originali, il lavoro esegetico doveva avvenire in un contesto effettivamente ecclesiale, senza ridursi a un’operazione puramente filologica e razionalistica.
Durante la seconda e la terza sessione del Vaticano II, S. Garofalo curava La Sacra Bibbia (Casale Monferrato 1963; 3 voll.), sotto la direzione di F. Vattioni per l’AT e L. Algisi per il NT; lo stesso anno E.R. Galbiati, A. Penna e P. Rossano proponevano La Sacra Bibbia (Torino), che sarebbe diventata la base per l’edizione ufficiale nel 1971 della Bibbia della Conferenza Episcopale Italiana (CEI). B. Mariani guidava un gruppo di biblisti francescani per La Sacra Bibbia, tradotta dalle lingue originali (Milano 1964). Qualche contrapposizione alle aperture conciliari si manifestò ancora nella riedizione della traduzione di A. Martini dalla Vulgata (Roma 1967-1972, 3 voll.).
Poco dopo la fine del Vaticano II, usciva l’edizione critica della Vulgata, curata da R. Weber (Stuttgart 1969, Editio Minor), che il Concilio di Trento avrebbe voluto intraprendere e per la quale Pio X aveva dato l’incarico ai benedettini nel 1907; ma, durante il Vaticano II, Paolo VI voleva che si arrivasse a una revisione della Vulgata stessa, rendendola conforme ai testi originali, là dove essa si era allontanata; l’operazione fu ultimata con la Vulgata Nova (Typis Poliglottis Vaticanis 1979; 1998), promulgata da Giovanni Paolo II come testo ufficiale della chiesa cattolica e proposta come modello di traduzione, a cui avrebbero dovuto guardare tutte le traduzioni della Bibbia nelle lingue parlate. La traduzione più recente curata dalla CEI (2008), ha cercato di tenere presente questa istanza magisteriale. Si può affermare che con la Vulgata Nova si chiude il processo di inculturazione della fede cristiana nella tradizione originariamente di lingua latina. Ci sono voluti circa 1500 anni perché dalla prima grande traduzione geronimiana della Vulgata dai testi originali si potesse arrivare a disporre degli strumenti necessari per revisionare criticamente sui testi biblici nelle lingue originali in edizioni critiche affidabili l’antica versione latina, di importanza fondamentale per circa un millennio per tutte le chiese occidentali. Girolamo, secondo la fede della comunità cristiana cui apparteneva, non poté rinunciare a evidenziare il senso cristiano anche dell’AT e neppure i revisori attenti della Vulgata Nova hanno voluto cancellare le tracce più essenziali e riconfermate dalla tradizione liturgica di questa lettura cristiana della Bibbia.
La fioritura postconciliare. Gli interventi della PCB sono sempre più diventati di orientamento all’interno delle discussioni emergenti (1941-1990), fino al più recente documento: L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa (Città del Vaticano 1993), dove si è cercato di tratteggiare una dialettica tra metodi diacronici e sincronici, nuovi approcci e riposizionamento dell’ermeneutica patristica dei testi biblici, mettendo in guardia verso nuove tendenze fondamentaliste. I metodi d’indagine diacronici, ormai molto più sviluppati e raffinati rispetto agli inizi della critica moderna, sono posti alla base dell’interpretazione della Bibbia, non solo per la ricerca degli studiosi, ma anche nella formazione dei seminari e degli altri istituti di formazione pastorale; si evidenzia il valore integrativo fondamentale dei metodi sincronici di analisi del testo biblico, per una corretta ed efficace comprensione della Bibbia; accanto a questi strumenti basilari sono presi in considerazione altri approcci, di varia origine e natura, che possono dare utili spunti per significativi approfondimenti del testo biblico, anche se la loro utilizzazione non è così strutturante come quella dei metodi diacronici e sincronici. Il recupero dell’esegesi e dell’ermeneutica biblica dei padri della Chiesa avviene in un contesto soprattutto inter-ecclesiale; è un’operazione necessaria, ma forse non è ancora chiarito al meglio il suo rapporto con l’esegesi moderna: si riconosce e si ribadisce il valore irrinunciabile dell’esegesi e dell’ermeneutica dei padri della Chiesa, ma non è chiaro il suo statuto epistemologico in rapporto all’esegesi scientifica moderna. Una linea recente tende a sviluppare un concetto di metodo nella tradizione patristica intorno al principio della relatività del testo scritto in quanto tale, di fronte al primato della Parola impressa nel cuore dell’uomo (G.I. Gargano, Il sapore dei Padri della Chiesa nell’esegesi biblica, Cinisello Balsamo 2009).
La dimensione ecumenica (cattolici, riformati e ortodossi) e interreligiosa (ebrei), ispirantesi al Vaticano II, si faceva strada nel mondo italiano con la La Bibbia Concordata (Milano 1968). Più avanti, nella Parola del Signore (Torino – Roma 1976-1985), una traduzione interconfessionale in linguaggio italiano corrente, si rifletteva in Italia qualcosa di una sensibilità già largamente corrente nel mondo francofono e nelle missioni: il ricorso agli «equivalenti culturali» di una lingua parlata nel tradurre la Bibbia; nel mondo italiano l’interesse per l’esperimento non è durato a lungo; corso effimero hanno avuto anche alcune traduzioni parziali o anche complete della Bibbia nei dialetti locali di alcune regioni italiane. Nel frattempo le prime due edizioni della traduzione della Bibbia, curate dalla CEI (1971; 1974) erano entrate effettivamente nell’uso corrente della chiesa italiana. L’arricchimento di materiale didascalico sulla base del testo della CEI proseguiva con la Bibbia di La Civiltà Cattolica (Roma 1974; 1978); Bibbia. Parola di Dio per noi, (Torino 1980, 3 voll.) e con la Bibbia per la formazione cristiana (Bologna 1993). La Bibbia. Nuovissima versione dai testi originali (Roma 1983) concludeva un iter editoriale iniziato nel 1967, offrendo di fatto un vero e proprio commentario all’intera Bibbia, come si è verificato anche per La Bibbia (Casale Monferrato, 1995).
Il progresso delle scienze bibliche e orientalistiche stava portando a maturare nuove ipotesi-quadro sulla formazione dei corpi letterari formanti la Bibbia, come dei singoli libri, fino a modificare profondamente alcune precedenti impostazioni, ormai di lungo corso. Nell’«Introduzione alla Torah» per la riedizione del 1995 delle Miqrā’ôt, in ebraico con traduzione italiana a fronte (D. Disegni, Torino 1960-1967), si tendeva invece a ritornare in modo troppo semplicistico e affrettato all’interpretazione tradizionale.
L’impegno pastorale e divulgativo della Bibbia, attraverso una selezione delle sue parti accurata, scientifica e accessibile al gran pubblico, ha trovato in E.R. Galbiati, coadiuvato da vari collaboratori, un autorevolissimo interprete in una trilogia: Il Vangelo di Gesù (Pessano 1966) La storia della salvezza nell’Antico Testamento (Pessano 1969), La Chiesa delle origini negli Atti degli Apostoli e nei loro scritti (Pessano 1972); i volumi, corredati da ottime illustrazione e opportune didascalie, con numerose riedizioni a larghissima tiratura e tradotti anche in altre lingue, sono stati adottati spesso come libri di testo nelle scuole e soprattutto per i pellegrinaggi in Terra Santa, contribuendo in modo decisivo a far conoscere la Bibbia al gran pubblico italiano in epoca post-conciliare.
Più recentemente, si è affacciata una nuova sensibilità per le antiche versioni della Bibbia attraverso edizioni di singoli libri, come il targum del Cantico dei cantici (cfr. U. Neri, Roma 1976), di Isaia (G. Lenzi, Genova 2004), di Rut (E. Poli, Genova 2010); oppure la Septuaginta del Pentateuco (L. Mortari, Roma 1999); o anche la sinossi con apparato critico per il testo masoretico, la Septuaginta e il targum dei Profeti Minori (S.P. Carbone – G. Rizzi, Bologna 1993-2001). La caratteristica comune di queste traduzioni, precedute o concomitanti ad altre imprese editoriali più cospicue di lingua francese, spagnola, tedesca e inglese, è di provenire da un unico contesto monastico, che pratica la lectio divina del testo biblico e l’omelia dialogata sui testi liturgici.
Più recentemente, ha preso corpo una versione italiana con il testo greco del corpus letterario della Septuaginta a fronte, sotto la direzione di P. Sacchi con molti altri collaboratori, nell’impresa editoriale presso la Morcelliana: a tutt’oggi sono stati pubblicati 4 volumi (Pentateuco 2012; Libri storici I-II 2016; Libri poetici 2013); manca ancora il volume sul corpus dei Libri profetici. L’edizione è corredata da introduzioni ai corpi letterari e ai singoli libri biblici, con note al testo della traduzione.
Largo riscontro sta incontrando anche l’edizione in corso in vari volumi della Bibbia Ebraica Interlineare, dove la traduzione italiana interlineare è affiancata dalla LXX e dalla Vulgata; l’iniziativa si rivela preziosa per gli studenti delle facoltà teologiche e dei seminari, ma anche nei gruppi ecclesiali con nuove esigenze culturali.
Le traduzioni curate dalla CEI. La pubblicazione di La Bible de Jérusalem a cura dei professori dell’École Biblique et archéologique française di Gerusalemme (Parigi 1948-1953, 43 voll.; in formato manuale 1955; 1973; 1998) è stata la conclusione della lunga e controversa evoluzione degli studi biblici e orientalistici in area cattolica, severamente messa alla prova dalle polemiche «moderniste» e «antimoderniste». Con essa si era raggiunta un’opinione comune più consolidata ed equilibrata, ormai desiderosa di avere una Bibbia tradotta direttamente dalle lingue originali, corredata di introduzioni e note, che illustrassero il senso storico-letterale originario dei testi biblici, accogliendo i dati aggiornati dell’esegesi moderna. L’autorevolezza e l’influsso di questa impresa editoriale sul mondo non solo cattolico fu enorme. In Italia la nuova traduzione divenne di dominio pubblico in concomitanza con il Concilio Ecumenico Vaticano II e anche la seconda edizione della traduzione italiana della Bibbia curata dalla CEI (1974) ne tenne esplicitamente conto, soprattutto per le introduzioni e le note esplicative ai testi biblici.
Nel 1965 la segreteria della CEI aveva iniziato a progettare una nuova traduzione italiana della Bibbia dalle lingue originali dei testi, che fosse adatta all’uso liturgico, secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II (Dei Verbum 22); si voleva esattezza teologica, in conformità con le interpretazioni della Sacra Scrittura fatte lungo i secoli da Tradizione e Magistero e in accordo con la Vulgata; modernità e bellezza della lingua italiana; eufonia della frase per favorirne la proclamazione; ritmo che permettesse la possibilità di musicare, cantare, recitare i testi, in particolare i Salmi e gli inni contenuti negli altri libri biblici; introduzioni e note esplicative che accogliessero adeguatamente i dati dell’esegesi moderna. Si ritenne più agevole avvalersi della traduzione già esistente curata da E.R. Galbiati, A. Penna e P. Rossano (Torino 1963); si arrivò all’Editio princeps in 2 voll. (Roma 1971): il primo conteneva la traduzione; il secondo le note al testo, senza alcun carattere di ufficialità.
L’uso della nuova traduzione ne fece emergere anche i limiti, che si cercò di correggere nella seconda edizione, curata dalla CEI (1974). La nuova traduzione trovò subito uno sbocco editoriale di larghissima diffusione nell’edizione dell’EDB (Bologna 1974, con una trentina di riedizioni), che desumeva introduzioni e commenti da La Bible de Jérusalem (1973), traendone anche titoli e le referenze marginali per i passi paralleli; un gruppo di biblisti italiani, sotto la direzione di F. Vattioni, curava le note di critica testuale, soprattutto là dove l’edizione della CEI aveva scelto una lezione diversa da La Bible de Jérusalem, offrendone le motivazioni. L’edizione bolognese divenne il testo più diffuso in Italia per la catechesi, per il gruppi ecclesiali, nei seminari e negli altri istituti di formazione per la vita pastorale, per i religiosi e le religiose. L’influsso francese proseguiva nella traduzione italiana della Traduction Oecuménicque de Bible (TOB), con testo della CEI (Torino 1976-1979).
La larghissima diffusione e il prolungato uso della traduzione della CEI del 1974 nelle edizioni, che vi avevano fatto ricorso, ne stava mettendo in risalto anche i limiti, così che la CEI cominciò a progettarne nel 1986 una terza edizione, che giunse a termine nel 2008, dopo aver consultato anche la Federazione delle chiese Evangeliche d’Italia e l’Assemblea dei Rabbini d’Italia.
Con l’edizione del 2008 si è cercato di costruire, nell’ambito propriamente religioso, uno specifico patrimonio lessicale mantenendo in italiano vari calchi dei termini biblici originari, attraverso il latino o il greco, per non impoverire concetti importanti, conservando per quanto possibile una terminologia religiosa specifica, ormai attestata grazie alle precedenti traduzioni. Rispetto alle precedenti edizioni, la traduzione del 2008 presenta un testo corredato da introduzioni concise, sobriamente modificate in base all’evoluzione degli studi, con pochissime note, limitando le indicazioni dei passi biblici paralleli a quelli tra 1-2Re e 1-2Cr e dei Vangeli Sinottici. Alcune importanti interpretazioni nuove sono emerse per l’AT e per il NT.
Tra le novità più rilevanti c’è lo spazio nuovo dedicato all’antica versione della Septuaginta: il libro di Ester, comprendente anche sei ampie sezioni deuterocanoniche provenienti dalla Septuaginta, è stato accolto nella chiesa cattolica fino al Vaticano II in una forma comprendente la traduzione dal testo ebraico, mettendo invece in appendice le parti deuterocanoniche. Le due precedenti edizioni della CEI avevano integrato queste sezioni negli specifici punti del testo di Ester, così da offrire un traduzione continuata del libro mescolando il testo ebraico con quello greco. Secondo la chiesa cattolica, entrambe le forme testuali, ebraica e greca, sono da considerarsi canoniche, così che nell’ultima revisione la CEI ha scelto di tradurre entrambe integralmente, ponendo nella parte superiore della pagina la traduzione del testo greco e in quella inferiore la traduzione del testo ebraico. In nota sono segnalate le differenze con la Nova Vulgata.
Il libro del Siracide è stato trasmesso in due forme testuali in greco, una più lunga e una più breve; è nota anche una tradizione testuale in ebraico in due forme diverse incomplete; il siriaco presenta una traduzione completa dal testo ebraico, che non coincide al meglio con quanto conosciamo del testo ebraico, e una traduzione dal testo greco; la tradizione cristiana ha utilizzato una versione latina tratta dal testo greco più lungo, ma con varie aggiunte. La revisione del 2008, ha adottato il più autorevole testo greco corto, ma pone in corsivo le aggiunte presenti nel testo greco lungo; nelle note si segnalano alcune differenze con l’ebraico e passi in cui ci si distacca dalle scelte della Nova Vulgata.
Questo genere di scelte editoriali porterebbe riaprire questioni importanti, come il ruolo di testo ispirato della Septuaginta anche per gli altri libri della Septuaginta, tradotti dall’ebraico e non solo per per le parti deuterocanoniche, assenti nei libri appartenenti al testo ebraico del canone cristiano dell’AT, e per i libri deuterocanonici (Tobia, Giuditta, 1-2 Maccabei, Baruc e Lettera di Geremia, Sapienza e Siracide). D’altra parte, il recente documento della Pontificia Commissione Biblica, Ispirazione e verità della Sacra Scrittura (2014) non ha voluto trattare esaustivamente tutte le questioni connesse all’ispirazione della Sacra Scrittura, cercando invece di esemplificare nel modo più chiaro e semplice possibile i problemi aperti sulla storicità della Bibbia nei suoi variegati generi letterari emergenti dagli studi diacronici e sincronici dei testi biblici, con specifica attenzione ai temi della violenza e dello statuto sociale della donna nella Bibbia.
A un anno di distanza dall’edizione della Bibbia CEI 2008, è uscita una nuova edizione della Bibbia di Gerusalemme (EDB, Bologna 2009), giunta ora all’ottava ristampa (marzo 2017), che presenta il testo italiano dell’edizione della CEI 2008, ma si avvale delle note e dei commenti di La Bible de Jérusalem (1998); gli aggiornamenti delle introduzioni e delle note, adattate queste ultime da un gruppo di biblisti italiani alla nuova versione della CEI, tengono conto dell’evoluzione attuale degli studi biblici e delle scienze orientalistiche.
Fonti e Bibl. Essenziale
Edizioni: Biblia Sacra iuxta vulgatam versionem, a cura della Commissione pontificia per la revisione della Vulgata, Tipografia Poliglotta Vaticana, Roma 1926-1995; La Sacra Bibbia, Tradotta dai testi originali con note, a cura del Pontificio Istituto Biblico di Roma, Salani, Firenze 1943-1958; Biblia Sacra iuxta Vulgatam versionem, a cura di R. Weber – B. Fischer – J. Gribomont – H.F.D. Sparks – W. Thiele, Deutsche Bibel Gesellschaft, Stuttgart 1983; Nova Vulgata Bibliorum Sacrorum Editio, sacrosancti oecumenici Concilii Vaticani II ratione habita, iussu Pauli PP. VI recognita, auctoritate Ioannis Pauli PP. II promulgata, Editio typica altera, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1998; La Sacra Bibbia, Tradotta in lingua italiana e commentata da G. Diodati, a cura di M. Ranchetti – M. Ventura Avanzinelli, Mondadori, Milano 1999; La Bibbia di Gerusalemme, Testo biblico di La sacra Bibbia della CEI 1971, Note e commenti di La Bible de Jérusalem (1973; 1984), Edizione italiana e adattamenti a cura di un gruppo di biblisti italiani sotto la direzione di F. Vattioni, EDB, Bologna 200017; La Sacra Bibbia, CEI-UELCI, Libereria Editrice Vaticana, 2008. Documenti: Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1993; Pontificia Commissione Biblica, Ispirazione e verità della Sacra Scrittura. La parola che viene da Dio e parla di Dio per salvare il mondo, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2014. Cataloghi: Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le infomazioni bibliografiche, Bibbia, Catalogo di edizioni a stampa (1591-1957), Roma 1983. Studi: R.E. Brown – T.A Collins, Pronunciamenti della Chiesa, in Nuovo Grande Commentario Biblico, a cura di R.E. Brown – J.A. Fitzmyer – R.E. Murphy, edizione italiana a cura di F. Dalla Vecchia – G. Segalla – M. Vironda, Queriniana, Brescia 1997, 1535-1445; G. Rizzi, Edizioni della Bibbia nel contesto di Propaganda Fide. Uno studio sulle edizioni della Bibbia presso la Biblioteca della Pontificia Università Urbaniana, voll. I-III, Urbaniana University Press, Roma 2006; G. Rizzi, Le antiche versioni della Bibbia. Traduzioni, tradizioni e interpretazioni, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano), 2009; M. Gilbert, Il Pontificio Istituto Biblico: cento anni di storia (1909-2009), traduzione dal francese di C. Valentini, PIB, Roma 2009; G. Rizzi, Le versioni italiane della Bibbia. Dalla Bibbia del Malermi (1471) alla recente versione della CEI (2008), San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano), 2010; La Bibbia di Gerusalemme, Testo biblico di La Sacra Bibbia della CEI (editio princeps 2008), Note e commenti di La Bible de Jérusalem (1998), Direzione editoriale A. Filippi, EDB, Bologna 2017; G.I. Gargano, Il sapore dei Padri della Chiesa nell’esegesi biblica. Una introduzione a una letteratura sapienziale della Scrittura, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano), 2009.
Immagini: 1) Carlo Vercellone: frontespizio delle Variae lectiones Vulgatae latinae (1864); 2) Giovanni Semeria (Coldirodi, 26/9/1867 – Sparanise, 15/3/1931); 3) Nova Vulgata: Bibliorum Sacrorum Editio, Libreria Editrice Vaticana 1986; 4) Enrico Rodolfo Galbiati (Giussano, 4/2/1914 – Verano Brianza, 4/3/2004); 5) Edizione elettronica su Tablet della Bibbia secondo l’edizione curata dalla Conferenza Episcopale Italiana (2008); 6) Pontificia Commissione Biblica, documento sull’ispirazione e verità della Sacra Scrittura (2014).