Autore: Maria Bocci
L’Università Cattolica è stata un luogo genetico di snodi cruciali e di svolte rilevanti dell’Italia contemporanea. Il progetto culturale da cui è nata, per volontà del padre fondatore e «rettore a vita» Agostino Gemelli (1921-1959), le ha permesso di dare un contributo importante alla modernizzazione del Paese e alla sua evoluzione politica e culturale. L’Università Cattolica ha influito anche nella storia della spiritualità. Basti pensare all’intreccio peculiare fra Sacro Cuore e regalità di Cristo che l’ha connotata nei primi decenni di vita, oppure alla creazione, voluta da Gemelli, di uno dei primi sodalizi di laici consacrati e alla capacità di pervadere la società tramite i canali dell’Azione Cattolica, alcuni dei quali – come la Gioventù femminile di Armida Barelli e gli Uomini cattolici di Piero Panighi – erano guidati dai più stretti collaboratori del rettore.
La progettazione di un ateneo cattolico risale all’epoca post-unitaria e coinvolge le figure più rappresentative dell’intransigentismo, alcuni conciliatoristi e, più tardi, i democratici cristiani. L’appello alla libertà d’insegnamento ne costituisce l’asse portante, che si è arricchito alla fine dell’Ottocento, quando in seno al → cattolicesimo organizzato è iniziato un ripensamento sul livello culturale del mondo cattolico italiano, cui ha partecipato, qualche tempo dopo, un giovane francescano laureato in Medicina a Pavia, Agostino Gemelli. Gemelli, che si era convertito nel 1903 provenendo dalla militanza socialista e da una formazione scientifica intrisa di positivismo, riteneva che in Italia mancassero intellettuali capaci di indirizzare i cattolici a un fertile incontro tra prospettiva religiosa e modernità scientifica. A suo giudizio, occorreva dare un’«anima» alla modernità e rileggere il portato della tradizione in funzione di esigenze moderne, assimilando le valenze positive del progresso. L’itinerario culturale e religioso di Gemelli, le capacità organizzative di cui era dotato e i contatti con Lovanio e con Giuseppe Toniolo ne facevano un interlocutore apprezzato da coloro che, da tempo, auspicavano un ateneo cattolico. Attorno a Gemelli si raccoglieva dunque un gruppo di amici che dava origine ad alcune iniziative, come «Vita e Pensiero» e la «Rivista di filosofia neo-scolastica». Subito dopo la guerra, nel 1919, si costituiva un comitato promotore; l’anno successivo, entrava in funzione l’Istituto Toniolo di studi superiori, ente fondatore e finanziatore dell’ateneo. Nel 1920 la Sacra Congregazione dei seminari e delle università degli studi emanava un decreto di approvazione, seguito, nel ’21, dal breve Cum semper firmato dal pontefice. L’ateneo nasceva con il fine di riempire l’involucro politico risorgimentale di un contenuto cattolico, che doveva trasformare i connotati politici, economici e sociali dell’Italia unita. Gemelli non puntava sull’immediato, né condivideva sino in fondo la prospettiva sturziana, che accusava di intervenire a supporto dello Stato liberale. L’auspicio era quello di uno Stato cattolico, nella sostanza del sistema normativo e dei rapporti socio-economici. Il monopolio esercitato dallo Stato nella formazione universitaria per Gemelli era tra le cause della debole coscienza nazionale, riconducibile a un sistema di studi infecondo e bloccato sulla propria intangibilità. La concorrenza di iniziative non statali avrebbe favorito lo sviluppo nazionale, anche in termini di modernità scientifica e mobilità sociale.
L’Università Cattolica era fondata a Milano nel 1921, con il sostegno dell’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari e grazie ai sacrifici dei cattolici che, in tutta Italia, fornivano le risorse necessarie alla sua nascita e al suo sviluppo. Le fonti di finanziamento venivano dalle offerte dei cattolici di ogni ceto sociale, raccolte dalla Gioventù femminile, dall’associazione degli Amici e in occasione dell’annuale giornata universitaria. L’Università del Sacro Cuore, che nasceva «libera» e che avrebbe difeso la propria autonomia nel regime autoritario, si candidava a fucina in cui sarebbe stata forgiata una classe dirigente integralmente cattolica e pienamente italiana. E infatti era strutturata per fornire ai laureati i saperi necessari a vasti compiti sociali, politici e sindacali. Due i percorsi formativi delle origini: la Facoltà di Filosofia, finalizzata a ripensare criticamente le correnti filosofiche contemporanee e ad elaborare i punti di riferimento fondativi del futuro Stato cattolico, e la Facoltà di Scienze sociali, volta a dare spazio alle scienze economico-sociali perché i principi enucleati dal magistero andavano declinati in un sapere che radicasse l’operosità cattolica in un sostrato di analisi rigoroso e verificato.
Grazie alla riforma Gentile, nel ’24 la Cattolica otteneva il riconoscimento giuridico come università libera, retta da un proprio statuto, con il diritto di rilasciare titoli con valore legale ma con un ordinamento didattico analogo a quello delle Regie. La Facoltà di Scienze sociali, assente nelle Regie, era quindi sostituita da quella di Giurisprudenza e, nel ’26, dalla Scuola di scienze politiche, economiche e sociali, poi Facoltà di Scienze politiche, economiche e commerciali, abilitata a rilasciare anche la laurea in Economia e commercio. La Facoltà di Filosofia diventava di Lettere e filosofia. Nasceva inoltre l’Istituto superiore di Magistero, divenuto nel ’36 Facoltà. La Cattolica non rinunciava però all’obiettivo di forgiare leve di laureati capaci di occupare i gangli della società italiana attraverso una presenza qualificata, dilatata nei luoghi deputati alla direzione della cosa pubblica. Seminari e laboratori modernamente attrezzati, scuole di perfezionamento, riviste scientifiche, un patrimonio bibliotecario notevole e le spese sostenute per permettere a giovani promettenti di specializzarsi nelle migliori università straniere dovevano conferire ai laureati le competenze necessarie ad orientare i rapporti sociali e il governo del Paese. Non per niente, dalla fine degli anni Venti sino agli anni Quaranta, l’ateneo era sorvegliato dal regime, che imputava alla Cattolica la colpa di plasmare una «riserva di governo», capace di succedere al fascismo. I filosofi dell’ateneo si concentravano del resto su tematiche etico-politiche, a partire da una rivisitazione del tomismo che forniva le categorie interpretative per delineare un nuovo archetipo di convivenza civile. In Cattolica si scorgeva nel mito della «civiltà cristiana», di derivazione medievalista, una bussola ideologica per conquistare il futuro. La distinzione fra azione cattolica e azione politica, imposta dal fascismo, era l’occasione per sviluppare questo progetto, rimandandone la fase finale per la necessità di predisporre una classe dirigente pronta a realizzare l’utopia politica che si andava concependo. È sintomatico lo scontro tra gli idealisti gentiliani e i professori della Cattolica, in occasione del VII congresso di filosofia del ’29. I filosofi di Gemelli vi intervenivano per combattere lo Stato etico e la sua confluenza con il regime, le cui ragioni totalitarie Mussolini aveva riaffermato subito dopo la Conciliazione.
Le riflessioni sviluppate in Cattolica, che si misuravano con la crisi del capitalismo, con il corporativismo e con lo Stato sociale, tra il ’40 e il ’44 sfociavano in un’iniziativa significativa: Gemelli organizzava clandestinamente una serie di incontri fra docenti e assistenti, con il fine di approntare un «codice sociale» che potesse orientare la ricostruzione democratica. Echi di questo lavorio si avvertono nelle riunioni di casa Padovani, assurte a luogo genetico del cattolicesimo democratico, riunioni che facevano parte di un più ampio lavoro di elaborazione intensificatosi in Cattolica con il radiomessaggio del ’42. Ne veniva un contributo importante, che sarebbe poi confluito in Assemblea Costituente. La «riserva di governo», tante volte individuata dal fascismo, veniva ora alla luce e si guadagnava, attraverso la libera competizione elettorale, i primi posti nella politica nazionale. Pur non mancando nella prospettiva gemelliana cedimenti al clima dell’epoca, il rettore era riuscito ad apprestare quella che identificava come l’«anima cristiana» dello Stato democratico, vale a dire i giovani cresciuti alla sua scuola, che hanno pesato nella fondazione della democrazia italiana. L’Università Cattolica, che già aveva fornito giovani all’insegnamento e alle libere professioni, vide infatti molti docenti e laureati entrare nelle istituzioni nazionali, nella pubblica amministrazione, negli enti locali e nei punti nevralgici per la ricostruzione del Paese, contribuendo alla rinascita del dibattito politico, alla ripresa economica e alla riedificazione del libero sindacalismo.
Con la scomparsa di padre Gemelli, la Cattolica andò incontro a un periodo difficile, che si doveva anche al profilo giuridico-statutario dell’ateneo e al rapporto con l’Istituto Toniolo, complicato dalla mancanza di relazioni formalizzate con l’episcopato italiano. La Cattolica degli anni Sessanta era un ateneo in espansione, caratterizzato dall’incremento di studenti e docenti e dall’apertura di sedi non milanesi e del Policlinico di Roma. Tra il ’47 e il ’61 prendevano avvio le Facoltà di Economia e commercio, di Agraria a Piacenza e di Medicina e chirurgia a Roma. Nel ’65 era aperta nella sede di Brescia una sezione di Magistero e, nel ’71, la Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali. L’Istituto superiore di educazione fisica era attivo dal ’64. La stagione conciliare intensificava però il dibattito sul significato di un ateneo confessionale, poi potenziato dalla contestazione studentesca, di cui la Cattolica è stata luogo di progettazione sin dai primi anni Sessanta e che ha preso avvio nel ’67, per continuare anche dopo il ’70. Il lungo Sessantotto dell’ateneo cattolico non è riducibile solo ad esplosione di malcontento giovanile, innestata dalle richieste degli organismi rappresentativi studenteschi. In esso si scorgono punti sorgivi profondi, collegati non solo alla massificazione degli atenei, ma a tensioni ideologiche da tempo interiorizzate sotto l’egida del Sacro Cuore. Influivano il disorientamento del mondo cattolico nella temperie post-conciliare e le tensioni del quadro politico. Durante il rettorato di Giuseppe Lazzati (1968-1983), che succedeva a Francesco Vito (1959-1965) e ad Ezio Franceschini (1965-1968), lo sviluppo della Cattolica, che pure trovava un rapporto più diretto con la CEI, era frenato dal forte calo delle offerte della giornata universitaria e dalla diffusione, al suo interno, del dissenso cattolico. Altri esortavano l’ateneo a rinascere come luogo di Chiesa. Proprio in Cattolica si ricomponevano le fila della Gioventù Studentesca di don Luigi Giussani, che dava vita ai primi gruppi di Comunione e Liberazione.
Lazzati puntava a dare nuovo impulso all’ateneo, attraverso la creazione di centri di cultura in diverse città. I corsi di aggiornamento dovevano servire a riflettere sulle trasformazioni in atto, per declinare le ricerche scientifiche in proposte culturali utili alla collettività. La gestione di Lazzati, nondimeno, non era apprezzata da tutti i soggetti accademici ed ecclesiali. Il comportamento da lui tenuto verso gli episodi più gravi della contestazione, la tendenza a rafforzare le responsabilità dei vertici accademici e lo spazio che iniziative culturali da lui promosse lasciavano alla sinistra cattolica destavano preoccupazioni negli ambienti ecclesiastici romani e milanesi. Tali perplessità erano condivise da un gruppo di professori fra i quali vi era Pietro Zerbi, vicino al cardinale di Milano Giovanni Colombo e al sostituto alla Segreteria di Stato Giovanni Benelli. Proprio da questo gruppo emerse una linea alternativa alla conduzione di Lazzati, che si espresse in più occasioni, sino alla nomina di Adriano Bausola, divenuto rettore nel 1983 con il sostegno delle autorità vaticane.
Fonti e Bibl. essenziale
M. Bocci, Oltre lo Stato liberale. Ipotesi su politica e società nel dibattito cattolico tra fascismo e democrazia, Bulzoni, Roma 1999; Id., Agostino Gemelli rettore e francescano. Chiesa, regime, democrazia, Morcelliana, Brescia, 2003; Id., Alle origini della sede di Brescia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Dalle carte dell’Archivio storico dell’Ateneo, «Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia», XLI (2006), 2, 246-299; Id., Un problema di identità? Alle origini della contestazione studentesca all’Università Cattolica, in M. Invernizzi – P. Martinucci (edd.), Dal «centrismo» al Sessantotto, Ares, Milano 2007, 143-228; Id., Uomini e istituzioni alle origini della sede di Piacenza dell’Università Cattolica, «Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia», XLIII (2008), 2, 162-209; Id., Francescanesimo e medievalismo: padre Agostino Gemelli, in T. Caliò – R. Rusconi (edd.), San Francesco d’Italia. Santità e identità nazionale, Viella, Roma 2011, 207-255; Id., L’Università Cattolica per l’Italia, in A. Melloni (ed.), Cristiani d’Italia. Chiesa, Stato e società 1861-2011, Treccani Istituto della Enciclopedia italiana, Roma 2011, 1327-1342; Id., Gemelli e la promozione del sapere scientifico negli anni di Pio XI. La Facoltà di Medicina, in «Annali di storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche», 19/2012, 175-201; Id., L’Università Cattolica e le sue sedi, in corso di stampa negli atti del convegno «La geografia universitaria nell’Italia repubblicana: nuove università e nuove facoltà», Trento, 12-14 dicembre 2012 [Il Mulino, Bologna]; A. Carera (ed.), Giuseppe Toniolo. L’uomo come fine. Con saggi sulla storia dell’Istituto Giuseppe Toniolo di studi superiori, Vita e Pensiero,Milano 2014; M. Ferrari – P. Zerbi (edd.), Per Ezio Franceschini nel centenario della nascita. Ricordi, lettere, profilo, Vita e Pensiero, Milano 2006; M. Malpensa – A. Parola, Lazzati. Una sentinella nella notte (1909-1986), Il Mulino, Bologna 2005; L.F. Pizzolato (ed.), Fede e cultura in Giuseppe Lazzati, Vita e Pensiero, Milano 2007; N. Raponi, Toniolo e la preistoria dell’Università Cattolica, «Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia», XX (1985), 2, 48-282; Id., Università Cattolica, in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia. 1860-1980, in F. Traniello – G. Campanini (edd.), vol. I/1, I fatti e le idee, Marietti, Torino 1981, 264-272; G. Rumi, Lombardia guelfa 1780-1980, Morcelliana, Brescia 1988; Id., Milano cattolica nell’Italia unita, NED, Milano 1983; L. Vaccaro (ed.), Mons. Carlo Colombo e l’Università Cattolica, Morcelliana, Brescia 2008; Storia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Vita e Pensiero, Milano: vol. I, A. Cova (ed.), I discorsi di inizio anno da Agostino Gemelli a Adriano Bausola 1921/22-1997/98, 2007; vol. II, M. Bocci, L’Università Cattolica nelle carte degli archivi, 2008; vol. IV, A. Carera (ed.), Per una comunità educante. La formazione a la didattica, 2010; vol. V, M. Bocci – L. Ornaghi (edd.), I patrimoni dell’Università Cattolica, 2013;vol. VI, M. Bocci (ed.), Agostino Gemelli e il suo tempo, 2009; L’Università Cattolica a 75 anni dalla fondazione. Riflessioni sul passato e prospettive per il futuro. Atti del 65° corso di aggiornamento culturale dell’Università Cattolica, Milano, 30 gennaio – 1° febbraio 1997, Vita e Pensiero, Milano 1998; vol. VII, D. Bardelli, «Vita e Pensiero» 1914-1921. Una rivista cattolica d’avanguardia alle origini dell’Università Cattolica, 2017.
Sitografia: http://progetti.unicatt.it/progetti-ateneo-storico-home (Archivio generale per la storia dell’Università Cattolica).
Immagini: (gentilmente concesse dall’Archivio generale per la storia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Sezione fotografica)
1) Padre Agostino Gemelli nel laboratorio di Psicofisiologia applicata da lui istituito presso il Comando supremo dell’esercito italiano (1915).
2) L’Aula Magna durante un’adunanza dell’Associazione degli Amici dell’Università Cattolica (anni Trenta).
3) Il chiostro Benedetto XV dell’Università Cattolica, Milano.
4) Benedizione della statua di Cristo Re sulla facciata dell’Università Cattolica, alla presenza del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster (1930).